I disturbi dell’apprendimento tra i banchi di scuola
I disturbi dell’apprendimento tra i banchi di scuola

Alcuni bambini , pur avendo un funzionamento intellettivo generale perfettamente normale, possono sviluppare le cosiddette malattie dell’apprendimento. Scopriamo quali sono i quattro disturbi specifici dell’apprendimento e quanto sia importante, oltre alla cura, anche la rete fra scuola e famiglia.

 

I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) interessano alcune specifiche abilità dell’apprendimento scolastico, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale.

 

Le abilità coinvolte sono la lettura, la scrittura ed il calcolo, identificando quattro disturbi specifici dell’apprendimento: dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia. La dislessia si manifesta attraverso la presenza di errori (es.inversione lettere v/f d/b d/t a/e) e la lentezza nella lettura. La disgrafia è un disturbo nella grafia e si manifesta con una maggiore lentezza nella scrittura, che a tratti è illeggibile anche per lo stesso studente. La disortografia è un disturbo della scrittura intesa come competenza ortografica e si manifesta con la presenza di numerosi errori. Infine la discalculia è un disturbo nelle abilità di numero e calcolo (es. difficoltà ad incolonnare i numeri o a ricordare le tabelline).

Alla base dei DSA ci sono delle disfunzioni neurobiologiche, che interferiscono con il normale processo di acquisizione della lettura, scrittura e calcolo. A queste si intrecciano fattori quali ambiente familiare, contesto sociale e scolastico, che contribuiscono a determinare il modo in cui il disturbo si manifesta (Consensus Conference, Dicembre 2010). Attualmente in Italia i DSA sono tra il 2.5% e il 3.5% della popolazione in età evolutiva, ma sembra che tale dato sottostimi la reale incidenza dei DSA, in quanto spesso non riconosciuti o confusi con altri disturbi (Consiglio Nazionale Ordine Psicologi, Febbraio 2016). Di fronte ai primi campanelli d’allarme è fondamentale che i genitori si rivolgano ai professionisti del settore (psicologi, neuropsichiatri e logopedisti) per effettuare una valutazione neuropsicologica, che permetta, qualora ci sia un disturbo, di porre la corretta diagnosi. Il principale criterio per stabilire la diagnosi di DSA è la discrepanza tra abilità specifica e l’intelligenza generale, che deve essere nella norma. Per quanto riguarda lettura e scrittura, la diagnosi può essere effettuata dal termine del 2° anno della scuola primaria, mentre per la discalculia si deve aspettare il termine del 3° anno. A seguito della diagnosi sarà rilasciata ai genitori una certificazione, poiché solo questo documento permette che il proprio figlio venga tutelato dalla Legge 8 ottobre 2010 n.170. Tale Legge dispone che la scuola compili il Piano Didattico Personalizzato (PDP): un documento redatto dagli insegnanti e condiviso con il clinico ed i genitori, che contiene la rilevazione del disturbo e garantisce una didattica personalizzata. Sono indicati anche gli strumenti compensativi e le misure dispensative da adottare a scuola ed a casa. Per strumenti compensativ si intendono tutti gli strumenti utili a rendere più agevole l’espressione delle potenzialità del bambino/ragazzo (es. calcolatrice, sintesi vocale, registratore, ecc..), mentre per misure dispensative si intendono le strategie didattiche, che l’insegnante può mettere in atto per rendere le richieste più idonee ed efficaci all’apprendimento dello studente (es. l’esonero dalla lettura ad alta voce, più tempo a disposizione, verifiche più corte, ecc.) (Stella & Grandi, 2011). Il PDP deve essere redatto all’inizio dell’anno scolastico (o appena viene posta la diagnosi e prodotta la certificazione), con la possibilità di modificarlo successivamente, e deve essere consultato da tutti i docenti. Oltre alla valutazione cognitiva e degli apprendimenti, si devono valutare gli aspetti emotivo-motivazionali, quali, ad esempio, percezione di sé, senso di autoefficacia, tono dell’umore e vissuti d’ansia. Infatti gli studenti con DSA hanno una scarsa autostima, si sentono meno supportati emotivamente e provano più ansia. Tendono, inoltre, a sentirsi più impotenti nel loro apprendimento e ad abbandonare il compito alle prime difficoltà (Cornoldi, 2011). Per questi motivi il trattamento deve prevedere non solo la parte di potenziamento e riabilitazione dell’abilità deficitaria, ma considerare anche ciò che bambini / ragazzi provano e pensano. Tutto ciò deve avvenire in forte sinergia con scuola e famiglia, perché, solamente se tutte le figure coinvolte collaborano, si sta strutturando una rete capace di favorire il benessere dei ragazzi rendendo la loro presenza sui banchi di scuola meno difficile e frustrante.